Conosciamo la vita e la storia di san Medardo dalle due Vitae di lui, scritte poco dopo la sua morte e da altri documenti più tardi, del IX e dell’XI secolo, che sostanzialmente concordano tra di loro. Medardo nacque nel Vermandois (regione di St-Quentin in Francia) da una famiglia nobile: il padre era di stirpe franca e la madre gallo-romana. La sua caratteristica è che visse la carità cristiana fino al punto da essere il benefattore e il protettore dei ladri dei suoi stessi beni. Le Vitae narrano di miracoli compiuti proprio a loro vantaggio. Una volta un ladro entrato di notte nella sua vigna a rubare l’uva, non riusciva a trovare la via d’uscita. Medardo lo trovò al mattino e lo lasciò andare con tutta la sua refurtiva. Un altro gli aveva rubato una mucca che aveva una campanella appesa al collo; nonostante tutte le precauzioni prese dal ladro, la campanella mise in allarme tutti i vicini. Medardo allora fermò lo scampanio, permettendo al ladro di fuggire con la mucca rubata. Ci fu poi il caso di un ladro che voleva rubare un’arnia del santo, ma le api lo assalirono e lo ridussero a mal partito; intervenne il santo che lo liberò con un cenno della mano dallo sciame mortifero e lo perdonò. Quando fu eletto all’episcopato, la storia di san Medardo si inserì nell’opera di evangelizzazione della Francia del VI secolo affidata ai vescovi. Un episodio di questo periodo della sua vita è narrato nella Vita della regina santa Radegonda, moglie di Clotario, la quale, dopo aver abbandonato il marito reo di fratricidio, si presentò a Medardo, chiedendogli di consacrarla a Dio. E il vescovo le impose le mani consacrandola diaconessa. Medardo morì poco dopo, verso il 560. Il re Clotario accorse al suo letto e ne implorò l’estrema benedizione. Fece poi trasportare il corpo a Soissons, sua capitale, e sulla tomba fece erigere una grande basilica con annesso monastero.
Il santo del giorno
Martedi, Settimana della II domenica dopo Pentecoste
�San Medardo, vescovo (secolo VI)