Di Massimiliano si hanno poche notizie, ma queste sono sufficienti perché tutti si possano sentire coinvolti dalla radicalità del suo martirio.
Egli fu martirizzato a Tabessa, presso Cartagine, attorno al 295 d.C. Gli atti del suo processo mantengono viva la memoria sul fatto che Massimiliano si rifiutò di servire l’imperatore con le armi. Egli affermò infatti: «sono soldato di Cristo e mi rifiuto di portare al collo la medaglia dell’Imperatore».
Questo rifiuto, determinato dall’adesione totale al cristianesimo, gli costò la vita, che donò fino a rinunciare a ogni forma di violenza nei confronti di chi stava per ucciderlo. Tra le sue ultime parole ci fu la raccomandazione fatta al padre di donare al soldato che lo avrebbe ucciso il vestito che gli era destinato, un ulteriore segno del suo rifiuto di seguire le logiche del mondo, ma di scegliere il dono totale di sé, fino al perdono, imitando Gesù.