Giosafat Kuncevych (1580-1623), nacque a Volodymyr-Volynsky, in una famiglia della piccola nobiltà da genitori ortodossi e fu battezzato con nome Ivan.
Al fine di farlo divenire commerciante, il padre lo mandò a Vilna, in quella città, su influenza dei gesuiti, Ivan venne a conoscenza della questione dell’unione della Chiesa (latina e greca) e nel 1604 entrò in un monastero dell’ordine di san Basilio, dove scelse il nome di Giosafat. Era un asceta molto rigoroso e, dopo gli studi, venne ordinato sacerdote nel 1609 e destinato alla direzione del monastero di Byten. Giosafat si dedicò con ardore al miglioramento della vita monastica, fondando monasteri e impegnandosi per la riforma dell’ordine di san Basilio, fino a diventare vescovo di Vitebsk nel 1617.
La sua vita fu dedicata alla causa dell’unità della Chiesa, cioè alla riunificazione delle Chiesa d’Occidente e d’Oriente, immaginata sotto la guida del successore di san Pietro. Il desiderio della riunificazione lo toccava tanto da vicino che arrivò a offrire a Dio la sua vita in sacrificio per l’unità di tutte le chiese. Infatti, morì il 12 novembre 1623, invocando il perdono per i suoi uccisori. Fu proclamato santo da Pio IX il 29 giugno 1867.
Anche le sue spoglie furono perseguitate, si tentò di profanarle e per questo le reliquie di san Giosafat furono spesso spostate da un luogo all’altro. Solo nel 1916 le sue spoglie furono ritrovate e trasportate a Vienna, attualmente si trovano nella basilica di San Pietro a Roma.
San Giosafat, vescovo e martire
Martedì dell'ultima settimana dell'anno liturgico