Ger 2,1-9; Sal 13 (14); Am 5,10-15; Mt 9,9-13
Udito questo, disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori”. (Mt 9,12-13)
La misericordia è qualche cosa da imparare! Mai data per scontata o saputa in anticipo! Gesù lo dice con forza ai farisei, stupiti nel vederlo condividere la tavola con peccatori e pubblicani. A loro, esperti conoscitori della legge, Gesù rivolge un richiamo proprio sulla loro ignoranza. La misericordia è frutto di accorato studio sulla parola: solo così si può diventare sapienti. I farisei (stolti?) sono così rimandati alla Scrittura («andate a imparare») che credevano di conoscere perfettamente. Solo così si può essere guariti e salvati. Lasciamo spazio alle parole di papa Francesco che, nel 2015, volle il Giubileo straordinario della misericordia: «Accettiamo anche noi l’invito a sederci accanto a Gesù insieme ai suoi discepoli. Impariamo a guardare con misericordia e a riconoscere in ognuno di loro un nostro commensale. Abbiamo tutti bisogno di nutrirci della misericordia di Dio, perché è da questa fonte che scaturisce la nostra salvezza».
Preghiamo
Lo stolto pensa: «Dio non c’è».
Sono corrotti, fanno cose abominevoli:
non c’è chi agisca bene.
Il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo
per vedere se c’è un uomo saggio,
uno che cerchi Dio.
Dal Salmo 13 (14)