Dt 31,24 – 32,1; Sal 28 (29); Rm 2, 12-16; Mc 13, 5a. 33-37
Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai leviti che portavano l’arca dell’alleanza del Signore: «Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell’arca dell’alleanza del Signore, vostro Dio. Vi rimanga come testimone contro di te, perché io conosco la tua ribellione e la durezza della tua cervice. Se fino ad oggi, mentre vivo ancora in mezzo a voi, siete stati ribelli contro il Signore, quanto più lo sarete dopo la mia morte! (Dt 31,24-27)
Quando Mosè termina di scrivere tutti gli eventi narrano la liberazione donata dal Signore sa che il suo compito non è ancora finito: quel libro che attesta l’alleanza con il Signore deve restare vicino all’arca dell’alleanza affinché ogni membro del popolo ricordi che quelle parole sono vere ma diventano efficaci se ciascuno si sforza di farle vivere nella propria storia. Non è sufficiente, infatti, né che quegli eventi siano scritti, né che vengano semplicemente letti; essi sono consegnati alla libertà di ogni donna e di ogni uomo perché ne faccia memoria attualizzandoli quotidianamente.
Chiudere il libro – così come terminare un anno durante il quale la liturgia ha fatto ripercorrere tutti i fatti della salvezza – equivale a riaprire la storia, consegnando a ognuno la possibilità di andare in profondità facendo di ogni nuovo giorno un’occasione di grazia, decidendo la propria libertà nella vigilanza che sceglie per il bene.
Preghiamo
Nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
Il Signore siede re per sempre.
Il Signore darà potenza al suo popolo,
il Signore benedirà il suo popolo con la pace.
Dal Salmo 28 (29)