Gen 29,31-30,2.22-23; Sal 118 (119),113-120; Pr 25,1.21-22; Mt 7,21-29
Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va ’nella terra d’Israele. (Mt 2,20)
Alzati prendi e va’. Prima di questo l’angelo del Signore aveva detto a Giuseppe: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, e fuggi in Egitto e resta là». Giuseppe rimane figura affascinante degli scritti neotestamentari. Il suo silenzio resta la cosa più emblematica. Un silenzio carico di ascolto che diventa obbedienza. Un silenzio carico di umiltà, di uno che sa di essere solo un servo. Un silenzio di chi si mette a servizio di un’opera molto più grande di sé e che sfugge la possibilità di una comprensione chiara. La fede di quest’uomo ci richiama le grandi figure della storia di Israele: da Abramo pronto a donare Isacco, a Giuseppe rinchiuso in cella che attende l’azione di Dio, a Mosè che conduce Israele nel deserto. Ma mentre questi personaggi risuonano fortemente nell’immaginario del popolo di Dio e della catechesi ecclesiale Giuseppe, dopo qualche capitolo del solo Vangelo di Matteo, scompare dalla scena. Un silenzio, il suo, che continua anche dopo aver messo in pratica la volontà di Dio.
Preghiamo
Quanta umiltà emerge
da quest’uomo, Signore.
Insegnaci il nascondimento,
insegnaci l’obbedienza umile,
insegnaci che non è necessario
sempre capire tutto del tuo agire,
insegnaci a essere sempre affidati a te,
insegnaci l’ascolto e il discernimento.
Fa’ di Giuseppe un amico
sul nostro cammino spirituale.