At 6,8-7,2a; 7,51 – 8,4; Sal 30 (31); 2 Tm 3,16 – 4, 8; Mt 17,24-27 oppure Gv 15,18-22
«Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato». (Gv 15,20b-21)
La liturgia ci offre oggi la testimonianza di Stefano, il primo martire. «Ieri abbiamo contemplato l’amore misericordioso di Dio, che si è fatto carne per noi; oggi vediamo la risposta coerente del discepolo di Gesù, che dà la vita» ci suggerisce papa Francesco. È una chiamata a comprendere la strada dell’essere discepolo: vivere nel maestro e con il maestro, disposti a seguirlo fino alla fine. Gesù, perciò, preannuncia ai discepoli il rifiuto e la persecuzione che incontreranno: il discepolo è chiamato a percorrere la stessa strada del maestro. Anche oggi la Chiesa sperimenta in diversi luoghi dure persecuzioni, fino alla suprema prova del martirio. Molti sono i cristiani che, nel servizio ai fratelli, subiscono violenze a causa di Gesù. Nel fare spazio nel nostro cuore al Figlio di Dio che si dona a noi, rinnoviamo nella preghiera la gioiosa e coraggiosa volontà di seguirlo fedelmente, perseverando nel vivere secondo la mentalità evangelica e rifiutando la mentalità di questo mondo.
Preghiamo
Tendi a me il tuo orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Dal Salmo 30 (31)