Rt 4,8-22; Sal 77 (78); Est 9,1.20-32; Lc 2,1-5
«Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento […] quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire […] Giuseppe […] dalla città di Nàzaret, salì […] alla città di Davide chiamata Betlemme». (Lc 2,1-4)
In un momento preciso della storia degli uomini irrompe il tempo di Dio. Maria e Giuseppe, obbedendo al decreto di Cesare Augusto, da Nàzaret, salgono in Giudea per il censimento. Nell’ascolto e nella partecipazione della vita di tutti, Giuseppe si fa carico di questo viaggio. Il luogo dove la famiglia si dirige è la città di Davide, Betlemme. Nel gesto di potere di colui che in quel tempo comanda, si compie la profezia di Michea: «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele» (Mi 5,1a). «Questo bambino appare debole, figlio di migranti, nato in incognito, senza che vi sia per lui un luogo degno, una casa!» (E. Bianchi). Dio sta per nascere e condivide già la condizione di fragilità e di povertà di tanti. Proprio dove noi percepiamo il nostro limite, le nostre debolezze germoglia la salvezza. Sappiamo riconoscerla, contemplando la Parola, nella concretezza della storia, nel nostro quotidiano?
Preghiamo
Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.
Sal 77 (78),3-4