Gen 14,18-24; Sal 115 (116); 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. (Gv 6,56-57)
Partecipare sacramentalmente alla carne e al sangue di Cristo tocca almeno tre importanti aspetti dell’essere cristiani: il primo è vivere la vita eterna, una vita buona e bella, completa e realizzata che inizia già adesso. Il secondo è vivere una relazione interpersonale particolare, intima e profonda con Gesù vivo, realmente presente in spirito anima corpo e divinità nelle specie consacrate. Il terzo essere conformati in Cristo, così che come lui vive a causa del Padre e della sua opera, anche noi troviamo causa e scopo per la nostra vita. Gesù essendo pane di vita ci mette in relazione con la fonte della vita che è il Padre. Inoltre, la partecipazione all’eucaristia costituisce la comunità, diveniamo un solo corpo in Cristo, diveniamo Chiesa, cioè facciamo parte di quell’assemblea di convocati attorno al banchetto della vita, per essere con lui e vivere nel mondo come lui testimoniando il suo amore. Qui sta la sfida per la Chiesa: plasmare ciascun credente in Cristo, intercettando esigenze e affetti, e portarlo al risorto che continua ad amare e chiede di vivere in comunione con lui e tra noi, in quella unità che fa trasparire il suo volto.
Preghiamo
Questa fonte della vita, che lava tutto il mondo,
sgorgò dal cuore trafitto di Cristo.
Da questa fonte rinati, sperate nel regno dei cieli, alleluia.
(dalla liturgia)