Sir 50,1a-b(cfr.); 44,16a.17ab.19b-20a.21a.21d.23a-c; 45,3b.12a.7.15e-16c; Sal 88 (89); Ef 3,2-11; Gv 9,40a; 10,11-16
«Il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore». (Gv 10, 15-16)
In questo giorno la diocesi è in festa per il suo patrono nella solennità di S. Ambrogio. Siamo invitati a metterci tutti alla scuola del buon pastore che dà la vita per le sue pecore. Gesù ama le pecore fino al dono della vita dello stesso amore che l’unisce al Padre: nel dare la vita è adombrato il pensiero della morte, «atteggiamento permanente di Gesù: lungo tutta la sua missione egli è nella disposizione di affrontare la morte per le sue pecore» (X. Léon-Dufour). Proviamo a sostare anche noi sul cuore del buon pastore che depone la sua vita, si fa comunione e si dona a tutti. La nostra Chiesa – che dal santo trae il nome – è grata al suo patrono: con la scelta della lettura tratta dal libro del Siracide sottolinea il «sommo sacerdote, che nella sua vita piacque al Signore». Per questo «fu trovato perfetto e giusto» (Sir 50,1-b). Ascoltare la voce del pastore è quindi la modalità per realizzare l’unione del gregge ed essere «segno di riconciliazione». Ne siamo capaci?
Preghiamo
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché hai detto:
Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Dal Salmo 88 (89)