Ger 2,1-2a; 3,1-5; Sal 76 (77); Zc 1,1-6; Mt 11,16-24
“Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie”. Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite. “Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! […] E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo?”. (Mt 11,19b-23)
Il Vangelo di oggi richiama a riconoscere la sapienza: se non la si vede tramite le sue parole, se non ci si fida dei suoi discorsi, la si può accogliere attraverso le opere da lei proclamate e realizzate. Non sempre, però, succede così: qualcuno non danza e gioisce per l’amore ricevuto, né piange e fa lamenti per la morte. È quello che succede alle città di Corazìn, Betsàida e Cafàrnao che da Gesù ricevono parole durissime e maledizione; sono città – specifica l’evangelista – in cui Gesù aveva operato prodigi numerosi. Queste località, visitate dalla benevolenza del Signore, sono ora luoghi di stoltezza, significati da totale mancanza di conversione. È un monito forte anche oggi: la buona novella è dono e occasione da non perdere, la venuta del Signore non si trascura impunemente. Il richiamo di Gesù è un invito ad aprirci alla sua salvezza: chi si chiude si condanna da sé; chi decide la conversione accoglie invece la visita del Signore. Ricordiamo allora i benefici già ricevuti.
Preghiamo
Può Dio aver dimenticato la pietà,
aver chiuso nell’ira la sua misericordia?
Ricordo i prodigi del Signore,
sì, ricordo le tue meraviglie di un tempo.
Vado considerando le tue opere,
medito tutte le tue prodezze.
Dal Salmo 76 (77)