Is 63, 7-17; Sal 79 (80); Eb 3, 1-6; Gv 5, 37-47
Isaia parlò, dicendo: «Voglio ricordare i benefici del Signore, le glorie del Signore, quanto egli ha fatto per noi. Egli è grande in bontà per la casa d’Israele. Egli ci trattò secondo la sua misericordia, secondo la grandezza della sua grazia. Disse: “Certo, essi sono il mio popolo, figli che non deluderanno”, e fu per loro un salvatore in tutte le loro tribolazioni. Non un inviato né un angelo, ma egli stesso li ha salvati; con amore e compassione li ha riscattati, li ha sollevati e portati su di sé, tutti i giorni del passato. Ma essi si ribellarono e contristarono il suo santo spirito». (Is 63,7-10)
L’operazione compiuta da Isaia è insieme benefica e dolorosa: ricordare quanto è stato compiuto dal Signore è fonte di riconoscenza, non si può fare altro che notare che egli agisce in favore di ogni essere umano. Allo stesso tempo, proprio in virtù del bene ricevuto, si è costretti a riconoscere che la risposta a quei doni non è stata sempre adeguata, piuttosto si è spesso trattato di un rifiuto, incapace di mettere a frutto quanto ricevuto.
Confessare il bene ricevuto e l’inadeguatezza della propria risposta è il primo passo per modificare la propria vita.
Preghiamo
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Dal Salmo 79 (80)