Dt 12, 13-19; Sal 95 (96); 1Cor 16, 1-4; Lc 12, 32-34
Non potrai mangiare entro le tue città le decime del tuo frumento, del tuo mosto, del tuo olio, né i primogeniti del tuo bestiame grosso e minuto, né ciò che avrai consacrato per voto, né le tue offerte spontanee, né quello che le tue mani avranno prelevato. (Dt 12,17)
In un divieto si nasconde una grande libertà, nella impossibilità a lasciare libero sfogo a un desiderio totale è racchiusa la misura che consente a ogni persona di godere di tutto ciò che è offerto dal creato. La legge chiede che un decimo del raccolto sia offerto al Signore, così come i primogeniti dell’allevamento.
Si tratta di una norma che consente di riconoscere tutto ciò che serve per vivere come un dono, anche oggi, pur senza seguire legalisticamente la norma della decima, a ciascuno è data la possibilità di non essere schiavo di un desiderio che esaurisce tutto quanto ha a disposizione, ma di accogliere tutto come un dono che fa vivere e quindi può essere condiviso.
Preghiamo
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.
Maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario.
Dal Salmo 95 (96)