Ger 30,1-9; Sal 88; Zc 12,1-7a; Mt 22,15-22
Egli domandò loro: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”. Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. (Mt 22,20-21)
È interessante, anche se sembra banale, la domanda che introduce il passo evangelico: «Di chi è l’immagine?». Provocato alla discussione dai farisei sulla bontà di pagare il tributo a Cesare, Gesù li mette davanti al limite e all’ipocrisia delle loro richieste, svelandoli attraverso una semplice domanda, a cui tutti possono rispondere. C’è un’immagine che esprime un potere, è quella impressa nella moneta, come nei sigilli. È un’immagine transitoria, perché i potenti cambiano, sono sconfitti, muoiono. C’è un’immagine molto più forte, più significativa, perché eterna ed è impressa in ciascuno di noi: è quella dell’appartenenza a Dio e solo a Lui. È un legame originario, stretto da vincoli d’amore, che ci rende figli nel Figlio e fratelli tra noi. Ci chiama a guardare a Dio come Padre e agli altri con il suo amore gratuito. Ci impegna a scorgere in ciascuno il volto del Padre, la sua misericordia, il suo donarsi inarrestabile in Gesù, la gioia e la grazia della libertà.
Preghiamo
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
Dal Salmo 88