Dt 4, 9-20; Sal 98 (99); Col 1, 21-23; Lc 13, 23-30
Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura: vi era soltanto una voce. Egli vi annunciò la sua alleanza, che vi comandò di osservare, cioè le dieci parole, e le scrisse su due tavole di pietra. (Dt 4,12-13)
Essere popolo di proprietà del Signore corrisponde ad essere liberi. La libertà è un dono ricevuto, insieme alla terra promessa, ma anche un dono da mantenere; i comandamenti servono a questo, a stabilire quale sia il modo per entrare in rapporto con gli altri e con Dio come persone libere. Mosè comanda al popolo di ricordare per sempre il cammino necessario per entrare nella terra dove vivere in libertà, per non dimenticare che quella libertà è frutto del legame con Dio, di un percorso che deve essere mantenuto in vita, non dato una volta per tutte. Si è liberi davvero quando si rinuncia agli idoli, anche se la tentazione di sostituire il Signore con gli elementi naturali o la ricchezza è sempre presente, perché corrisponde alla volontà di fare affidamento solo su di sé, pensando che il legame con il Signore si possa trasformare in una dipendenza che opprime.
Preghiamo
Invocavano il Signore ed egli rispondeva.
Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato.
Dal Salmo 98 (99)