Dt 15,12-18b; Sal 97 (98); Fm 1,8-21; Mt 8,5-15
Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». (Mt 8,5-6)
Charles de Foucauld fa parlare Gesù così: «Dal centurione devi imparare: a pregarmi nei tuoi bisogni e non solo nei tuoi ma in quelli degli altri, non solo per te, ma per gli altri, non solo per i tuoi parenti, amici, ma per i tuoi domestici, per i più piccoli; devi imparare a essere caritatevole verso coloro che il mondo guarda come gli ultimi, guardarli come appartenenti alla tua famiglia, come tuoi uguali, tuoi fratelli (sono realmente tuoi eguali e tuoi fratelli in me). Da me devi imparare ancora di più: la carità gratuita, amabile, servizievole, che si dimentica di sé, sollecita; la carità che non si risparmia alcun dolore, che non ha paura della fatica; la carità verso tutti, ugualmente tenera, sollecita, gratuita verso tutti».
(C. de Foucauld, Commentaire de Saint Matthieu, Nouvelle Cité, Paris, 1989)
DA FRATELLI TUTTI
La pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ho detto che «la tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli». (FT 32)