At 3,12b-16; Sal 64; 1Tm 2,1-7; Gv 21,1-14
Pietro disse al popolo: «Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo?». (At 3,12)
Pietro sa bene chi ha in mano la storia; attraverso Gesù, il suo Maestro e Signore, ha imparato a conoscere qualcosa di Dio. E sa che, per quanto investito dallo Spirito Santo e per quanto in grado di compiere le stesse guarigioni che Gesù compiva, non appartiene a lui la forza che cambia il mondo. Parlando ai giudei, ricorda loro il Dio che hanno conosciuto e che si è rivelato scegliendoli come popolo eletto, e li invita a spostare lo sguardo sulla grandezza di Dio e sul Crocifisso e Risorto, unico Signore della storia. Pietro non ha un potere che gli consenta di cambiare le sorti del mondo; la sua stessa religiosità non può incidere in nessun modo sul corso della vita. È solo il Signore! Così anche per noi: è proprio sempre importante che mai ci sostituiamo all’unico Maestro. Quanto è importante evitare di sentirci insostituibili per il corretto sviluppo delle cose, per l’armonioso cammino di una comunità o di una persona. La fede, sì, cambia le cose, perché lì Dio agisce attraverso noi.
Preghiamo
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano.
Il suo agire è splendido e maestoso,
la sua giustizia rimane per sempre.
(Sal 110,2-3)