At 3,25 – 4,10; Sal 117; 1Cor 1,4-9; Mt 28,8-15
Li arrestarono e li misero in prigione fino al giorno dopo, dato che ormai era sera. Molti però di quelli che avevano ascoltato la Parola credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila. (At 4,3-4)
È interessante vedere come Luca, riportando questo episodio legato ai primi coraggiosi passi dei discepoli di Gesù, voglia sottolineare come il “successo” dell’evangelizzazione non abbia corrispondenza con il tasso di importanza che i testimoni possono assumere nel mondo. Anzi: proprio mentre Pietro e gli altri sono arrestati e condotti in carcere, la franchezza con cui hanno annunciato l’Evangelo porta frutto. La Parola compie la sua corsa non sui binari della rilevanza che la Chiesa e i credenti possono raggiungere di fronte al mondo, ma su quelli della semplicità incondizionata: mentre gli apostoli sono zittiti nel fondo di una prigione, la Parola si fa strada nel cuore di molti a Gerusalemme. La notizia festosa della Pasqua avrà più facilmente posto nel cuore della storia se sapremo lasciare spazio alla Parola, ben più che attraverso ricerca di alleanze strategiche con chi nella storia ha forza e potere. Il Risorto, non dimentichiamolo, è il Crocifisso!
Preghiamo
Alleluia. Io sono il Vivente, dice il Signore;
ero morto, ma ora vivo per sempre
e ho le chiavi della morte e degli inferi. Alleluia.
(dalla liturgia)