Ct 7,13a-d.14; 8,10c-d; Sal 44; Rm 8, 24-27; Gv 16,5-11
Di buon mattino andremo nelle vigne; / vedremo se germoglia la vite, / se le gemme si schiudono, / se fioriscono i melograni: / là ti darò il mio amore! / Le mandragore mandano profumo; / alle nostre porte c’è ogni specie di frutti squisiti, / freschi e secchi: / amato mio, li ho conservati per te. (Ct 7,13-14)
Senza inibizioni, la giovane Sulammita invita il suo amato nella vigna, nel pieno fiorire della primavera, tra frutti ritenuti nell’antichità ricchi di proprietà afrodisiache e fecondanti, per mostrargli tutto il suo amore. Nei giorni che precedono immediatamente la Pentecoste, ci viene consegnato questo testo, che mostra in tutta la sua intensità la forza trascinante e coinvolgente dell’amore tra un uomo e una donna, quasi (o proprio!) segno della presenza viva e avvolgente di Dio nella storia del mondo. Nessuna limitazione all’amore, nessuna chiusura alla bellezza dell’incontro, persino nessun pudore nel raccontare questa storia d’amore; così come niente può impoverire la splendida narrazione della tenerezza di Dio per questa umanità e la nostra gioia di saperci amati e invitati a una festa senza fine. Non c’è motivo per tacere la bellezza che ci invade nel saperci avvolti dal dono dello Spirito: è festa!
Preghiamo
Discenda sulla tua famiglia, o Padre,
una nuova effusione dello Spirito Santo
perché rifioriscano nella grazia
i cuori dei credenti.
(dalla liturgia)