At 1,15-26; Sal 112; Ef 1,3-14; Mt 19,27-29
Ne proposero due: Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto […]». Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli. (At 1,23-24.26)
Tradimento e morte di Giuda avevano lasciato incompleto il gruppo dei Dodici, e la piccola comunità credente deve scegliere un discepolo, tra quanti avevano sempre seguito Gesù, per ristabilirne il numero, così importante nel suo valore simbolico e per l’incarico di testimonianza della Buona Notizia che è Gesù. C’è una prima ricerca tra persone affidabili con quelle caratteristiche; e c’è la preghiera comune. Ma poi ci si affida, curiosamente, all’estrazione a sorte, per stabilire chi, tra i due, dovesse entrare a far parte dei Dodici. Questo tirare a sorte è affidarsi alla casualità, oppure rappresenta la certezza che Dio guidi ogni cosa, anche la più piccola? Forse, almeno qui, importa meno stabilire se Dio intervenga o no in tutto ciò che accade. Più importante è disporsi ad interpretare il nostro presente come un’occasione in cui spendere con significato la nostra vita, là dove ci troviamo, là dove la storia ci ha collocati, con le opportunità e con i limiti che ci appartengono. Caso o volontà di Dio, la nostra vita, così com’è, va spesa bene.
Preghiamo
O Dio, che hai voluto aggregare san Mattia
al collegio degli apostoli,
dona a noi che abbiamo ricevuto in sorte la tua amicizia
di essere annoverati tra gli eletti.
(dalla liturgia)