At 11,1-18; Sal 66; Gv 7,25-31
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». (Gv 7,28-29)
Gesù appoggia la sua credibilità non sulla forza delle sue parole e nemmeno sul clamore che generano i segni che compie: la ragione della sicurezza con cui Gesù parla e la capacità penetrante del suo parlare risiedono nella sua relazione con il Padre, cui lui si rifà continuamente. Potremmo anche dire che Gesù non ha proprio niente di suo da dire e da mostrare: la sua parola e il suo agire sono manifestazione fedele di quello che ha colto in Dio, suo e nostro Padre. La via di Gesù è la via della Chiesa e di ogni credente: cercare continuamente nella direzione di Dio, per comprendere quale sia il cammino da percorrere e da proporre, scavando senza sosta nella sua Parola e nei segni da lui lasciati nella storia, nel mondo, nella vita di tante persone che in lui hanno cercato ispirazione e criteri per vivere o che nel suo stesso amore hanno saputo vivere. Potremo sentirci, allora, “missionari”, mandati nel nome del Signore, solo nella misura in cui in Dio continueremo ad attingere verità e non nelle nostre limitate idee.
Preghiamo
Alleluia.
Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
in cuore integro e buono
e producono frutto con perseveranza.
Alleluia.
(dalla liturgia)