Rut 3,8-18; Sal 106 (107); Est 8,3-7a.8-12; Lc 1,67-80
«Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano». (Lc 1,68-71)
Tutto il canto ci richiama alla verità del cristianesimo: con Gesù, l’uomo è libero dal terrore dei nemici e si impegna a costruire un mondo libero, nel quale Dio si rende presente in mezzo al suo popolo. La stessa realtà di Dio è interpretata partendo dalla tensione dell’uomo verso il futuro tanto che nel testo Dio è stato definito come colui che deve venire a liberare, a dare pienezza alla vita dell’uomo. Il canto di Zaccaria costituisce la testimonianza della profonda unità della storia della salvezza, dove l’esigenza sociale delle promesse d’Israele di costruire la giustizia, la pace, la vittoria sul nemico, è assunta nell’adempimento cristiano del perdono e della misericordia. È la pienezza dei tempi, attestata da Giovanni, ad essere centrale per la rivelazione di Dio in Gesù Cristo, sole che nasce dall’alto. Importante per noi oggi è che l’inno di lode del credente sappia precisare che la salvezza messianica libera dal peccato, e pur non togliendo nulla alla salvezza concreta, occorre mettere in luce che sarà Gesù, il salvatore potente, il discendente di Davide a portare la vera salvezza, che viene dal dono della fede.
Preghiamo
O Re delle genti, atteso dalle nazioni, pietra angolare, che riunisci i popoli in uno, vieni e salva l’uomo che dalla terra hai formato.
(Antifona alla commemorazione del battesimo)
[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]