Rut 1,15-2,3; Sal 51 (52); Est 3,8-13;4,17i-17z; Lc 1,19-25
«Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: “Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini”». (Lc 1,24-25)
Il racconto segue la falsariga dei racconti di annuncio della nascita dei personaggi dell’Antico Testamento: la novità è costituita dal messaggio che è quello di preparare la venuta del Signore. Nella rivelazione piena e finale della salvezza non c’è più posto per la perplessità e il dubbio ed il silenzio che colpisce il sacerdote, venuto a contatto con il mondo divino, è la cornice adatta per accogliere i grandi avvenimenti della rivelazione di Dio. Elisabetta, da parte sua,come le antiche madri riconosce l’intervento benevolo di Dio nella sua gravidanza insperata e il suo nascondimento prepara la piena rivelazione. L’annuncio della nascita di Giovanni prepara un altro avvenimento cioè la nascita di Gesù e l’incontro di Maria con l’angelo. La gioia di una nascita ci pone davanti alla potenza di Dio, che trasforma e rinnova, che purifica e consola, che giudica con verità e tenerezza.
L’intenzione di Luca è quella di ricordarci che i grandi salvatori di Israele, quindi anche Giovanni, sono un dono di Dio, non un frutto della potenza degli uomini.
Preghiamo
O Germoglio di Iesse, che ti innalzi come segno tra i popoli, tacciono davanti a te i re della terra, e le nazioni ti invocano: vieni a liberarci, non tardare.
(Antifona alla commemorazione del battesimo)
[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]