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Un popolo in marcia verso la Gerusalemme celeste

Ger 7,1-11; Sal 106 (107); Zc 8,10-17; Mt 16,1-12

6 Dicembre 2018

«I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. Ma egli rispose loro: «Quando si fa sera, voi dite: «Bel tempo, perché il cielo rosseggia»; e al mattino: «Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo». Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi? Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona». Li lasciò e se ne andò». (Mt 16,1-4)

Gesù denuncia con questa risposta l’atteggiamento dei suoi contemporanei, molto abili nel decifrare i segni atmosferici per prevedere il tempo, ma incapaci di interpretare invece i segni dei tempi, cioè i fatti e le parole che Gesù stesso aveva loro inviato. Parole e segni che indicavano come Lui stesso e la sua esistenza fossero segno evidente del Regno che viene, un segno che si impone non con la forza ma con la fermezza della fede. I segni del regno, sembra ribadire Gesù, sono sotto gli occhi di tutti, l’importante non è chiedere segni straordinari o magici ma la capacità di saper leggere i segni che Dio concede: agli increduli manca lo spirito necessario per decifrare la presenza di Dio nella loro vita e la grandezza della azione di Gesù: è Lui, la sua persona il segno decisivo della presenza del regno di Dio, della storia salvifica che riguarda ogni uomo perché in Lui il regno si è fatto vicino soprattutto nel dono della riconciliazione e del perdono.

Preghiamo

Viviamo in questo mondo o fratelli, con pietà e giustizia, in attesa della beata speranza della venuta gloriosa di Dio onnipotente. Egli che è giudice giusto donerà una corona di giustizia a chi attende con amore la sua venuta.
(Canto alla comunione)

[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]