«Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende impuro l’uomo». (Mt 15,18-20)
Il brano ci mostra la visione di Gesù sull’uomo: è dal cuore che salgono alla superficie i comportamenti umani negativi, i vizi contrari ai comandamenti di Dio. Matteo, riconosce come Gesù sia stato attento a sottolineare la validità delle tradizioni ebraiche, come sia stato un interprete autorevole della legge rabbinica, ma contemporaneamente come Gesù abbia rivendicato la libertà dell’uomo nel rapporto con Dio e soprattutto nella vita di fede personale.
La comunità di Matteo, che aveva al suo interno una presenza massiccia di giudeo-cristiani, ha ripensato nella sua situazione l’insegnamento di Gesù. L’opposizione di Gesù alle tradizioni rabbiniche non è estrema, ma si attiene: occorre curare il cammino di fede del credente, fare attenzione all’azione positiva della Buona Novella nella vita quotidiana, anche accettando quelle prescrizioni che non svuotano di senso il comandamento nuovo di Gesù.
Preghiamo
Vieni o Signore e la luce della tua sapienza si effonda su chi giace nelle tenebre immerso nell’ombra di morte. Nell’umiltà della tua carne hai cancellato il nostro peccato; ora che sei nella gloria donaci in premio la gioia del regno.
(Canto alla comunione)
[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]