Ct 1,2-3b.4b.15;2,2-3b.16a;8,6a-c; Sal 44; Gv 3,28-29
“La mia vigna, proprio la mia, mi sta davanti. Le grandi acque non possono spegnere l’amore nè i fiumi travolgerlo”. (Ct 8,7)
La parabola pronunciata da Gesù per spiegare come possa essere il regno dei cieli, riprendere ancora il tema di fondo di queste giornate: l’amore travolgente di Dio che ha a cuore la sua vigna, che non trascura nessuno e che vuole che tutti siano gioiosi e partecipi del suo banchetto nuziale.
L’invito al banchetto nuziale del re per le nozze del figlio è immagine dell’invito alla salvezza, alla mensa della grazia che dio offre a tutti, di ogni tempo, nel suo figlio, Gesù Cristo. L’invito non è un obbligo, tanto che c’è chi rifiuta o solo si dimentica di tale sollecitazione, e il re non si limita a chiamare al banchetto i più vicini, ma fa chiamare tutti quelli che si trovano per strada, al di fuori dunque del palazzo reale. Chi è chiamato deve però impegnare il meglio di sè, non può sottovalutare la grandiosita di quanto gli viene offerto o, peggio, tradire la fiducia e non condividere la gioia della salvezza.
Preghiamo col Salmo
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.