Gd 1,17-25; Sal 124 (125); Lc 20,20-26
Interrogarono Gesù dicendogli: «È lecito, o no, che noi paghiamo la tassa a Cesare?». Rendendosi conto della loro malizia, disse: «Mostratemi un denaro: di chi porta l’immagine e l’iscrizione?». Risposero: «Di Cesare». Ed egli disse: «Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio». (Lc 20,22-25)
Gli scribi e i farisei tendono un tranello a Gesù. Lui, che è il figlio di Dio, però, non sta al gioco e non si mette al loro livello. Gesù usa una moneta per aiutare a discernere nelle responsabilità e per invitare a comportarsi da buoni cittadini e da buoni credenti. Gesù è il maestro che insegna secondo verità la via di Dio, ma per riconoscerlo tale bisogna avere occhi e cuori aperti così da scardinare pregiudizi e abitudini che abitano l’uomo, divenendo costruttori di una società migliore. Rendere o restituire a Dio ciò che è di Dio chiede all’uomo di saper riconoscere il suo giusto posto nel mondo, vivendo da creatura di Dio.
Preghiamo
O Signore,
«la rottura tra Vangelo e cultura
è senza dubbio il dramma della nostra epoca» (EN 20),
aiutaci a rigenerare la cultura
attraverso l’incontro con la Buona Novella.