Is 56,1-7; Sal 118 (119); Rm 15,2-7; Lc 6,27-38
Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici […], fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. (Lc 6,27a.35-36)
Gesù ha da poco iniziato il suo ministero e qui parla ai discepoli e a chi lo vuole davvero ascoltare. Li mette davanti a una logica nuova, stravolgente: amare i propri nemici, fare del bene a chi ti fa del male, non giudicare, non condannare, perdonare. Tutti atteggiamenti di Dio e da Dio. A noi uomini non vengono spontanei. Allora come fare? L’invito è a mettere da parte le nostre logiche di merito, di ricompensa, i nostri ragionamenti. Ci viene chiesta buona volontà e la capacità di entrare in un’altra dimensione, quella del cuore e delle viscere, dell’incontro profondo con Gesù. Provare a vivere il Vangelo ed essere cristiani non è possibile con le nostre sole povere forze, diviene però possibile attraverso la cura della relazione personale con Gesù che nell’Eucaristia ci dà la grazia necessaria a imitarlo.
Preghiamo
O Signore,
aiutaci ad avere
«carità effettiva per il prossimo,
compassione che comprende, assiste e promuove» (EG 179).