At 17,1-15; Sal 113B (115); Gv 12,37-43
Molti di loro divennero credenti e non pochi anche dei Greci, donne della nobiltà e uomini. Ma quando i Giudei di Tessalònica vennero a sapere che anche a Berea era stata annunciata da Paolo la parola di Dio, andarono pure là ad agitare e a mettere in ansia la popolazione. (At 17,12-13)
Luca conferisce alla figura e all’attività di Paolo valore paradigmatico. Il narratore racconta i fatti prestando attenzione agli «effetti» e tradisce così una preoccupazione teologica. Egli non vuole soltanto rendere ragione della ricaduta e delle conseguenze degli avvenimenti raccontati. Per lui quanto accade, in quanto opera di Dio, inesorabilmente divide. Ciò che accade è «segno di contraddizione»: da una parte chi crede, dall’altra chi rifiuta. Come già nel Vangelo, anche nel libro degli Atti il parallelismo delle posizioni di fronte alla proposta di salvezza serve a Luca per indicare che la storia non è semplicemente antropologica. È teologica, segue cioè la logica di Dio, non quella degli uomini. Di fronte all’annuncio dell’evangelo paolino, alcuni credono, altri si ribellano. Da una parte alcuni di Berea, dall’altra i persecutori. L’incontro con Gesù provoca una divisione: gli uomini si schierano, alcuni per lui, altri contro di lui. Questa storia continua ancora oggi e ci vede protagonisti.
Preghiamo
Signore Gesù,
rischiamo sempre di adattarci al pensiero dominante,
preferendo altre logiche alla tua.
Rendici saldi nella fede
per non avere timore di testimoniarti laddove viviamo.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]