At 4,32-37; Sal 132 (133); 1Cor 12,31-13,8a; Gv 13,31b-35
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. (At 4,32-33)
Della comunità di Gerusalemme Luca fornisce una sorta di ritratto. Egli si sofferma a presentarne le caratteristiche, come se volesse farcene sentire tutta la bellezza e insieme la novità. Non si tratta di semplice idealizzazione di un vissuto (troppo si è insistito su questo aspetto!), che mostrerà subito anche le sue ombre, ma della testimonianza ancora stupita di quella meraviglia dello Spirito che è la Chiesa del Signore, luogo di salvezza e di gioia, comunità di fratelli che vivono insieme in un modo che non si è mai visto e davanti al quale si rimane colpiti. Questa esistenza, che ha una intrinseca dimensione comunitaria, che si fonda su una liturgia nuova e si esprime in una socialità inedita, è l’esistenza “cristiana”, cioè proveniente da Cristo, divenuta possibile in lui, resa partecipe della sua stessa vita. In essa trova attuazione e prende forma storica la salvezza che Cristo ha realizzato con la sua resurrezione. La comunità ha una spinta centripeta e una spinta centrifuga: mentre le relazioni si saldano a motivo della medesima fede, cresce la proclamazione dell’annuncio del vangelo ad altre persone.
Preghiamo
Signore Gesù,
rendi la tua Chiesa luogo di fraternità e di missione,
spazio aperto agli uomini e terreno d’incontro con Dio.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]