At 15,1-12; Sal 121 (122); Gv 8,21-30
Ora dunque, perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro. (At 15,10-11)
Il problema consiste nell’individuare l’origine e la causa della salvezza. I contestatori giudeo-cristiani la ritrovano nella Legge, alla quale è aggiunto l’intervento di Cristo. Per Paolo e Barnaba, invece, Gesù non può ridursi a un complemento. La prima soluzione è a favore di una Chiesa di stampo giudaico, la seconda facilita i provenienti dal paganesimo o etnico-cristiani. Da qui una domanda: quale rapporto un cristiano deve avere nei confronti delle tradizioni veterotestamentarie? Pietro, rispondendo ricorda l’assoluta gratuità della salvezza. La motivazione affonda le radici nella volontà di Dio. È Dio che, senza rinnegare quanto ha detto e fatto nel passato, appare libero nel proporre la via della salvezza. Questa gratuità rivelatasi in Gesù Cristo si snoda in un cammino costituito da più tappe: purificazione del cuore immerso nell’idolatria, ascolto della Parola, accettazione della fede, recezione dello Spirito. Per tutti i popoli è possibile accedere alla salvezza proprio tramite la Pasqua di Gesù.
Preghiamo
Signore Gesù,
nel mistero della tua morte e risurrezione
tu hai rivelato la gratuità dei doni di Dio.
Tieni fissi i nostri occhi sulla tua croce,
segno dell’amore di Dio per l’umanità.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]