II giorno dell’ottava di Natale – Santo Stefano, primo martire
«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra». (Gv 15,18-20)
Il testimone con la sua morte è colui che esprime al mondo la bellezza di vivere nella comunione con Gesù. Gesù, attraverso la storia di Stefano, invita a non disperare, a confidare nello Spirito di Dio che sa aiutare ogni cristiano e lo rende capace di cogliere ogni occasione per annunciare il Vangelo. Dalla figura di Stefano emerge il profilo concreto di un testimone e martire che mette in luce come il martirio cristiano non è un’occasione di coraggio o qualcosa fine a se stesso, ma è la risposta alla chiamata di Dio a testimoniare la bellezza di vivere in comunione completa con Gesù. Il significato della sequela cristiana non sta perciò nel dimostrare la propria forza ma nel sapere che se non si riconduce tutto a Gesù, ogni azione non avrà valore. La testimonianza si spiega solo alla luce della fede in Dio, nell’affidarsi a Gesù che è amore, misericordia, perdono e per questo ci dona la vita eterna. Avere fede, sapersi affidare a Dio consente di affrontare le difficoltà, di non temere per la propria vita, di saper affrontare anche il martirio. È questa la forza dei martiri di ieri e di oggi.
Preghiamo
Signore aiutaci a vivere confidando in Te, nel tuo Spirito come ha fatto Stefano. Aiutaci a comprendere sempre di più il senso profondo della tua venuta tra noi, fonte di vita nuova e fa’ che sappiamo essere testimoni della fede.
[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]