At 5,17-26; Sal 33 (34); 1Cor 15,12-20; Gv 3,31-36
Si levò allora il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica. Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». (At 5,17-20)
La prima comunità cristiana è perseguitata. Dove ci sono i cristiani, là emergono persecuzioni a motivo dell’annuncio del Vangelo. Tuttavia essa non ferma la proclamazione, anzi, in certo senso la rafforza. I discepoli sottoposti a persecuzione sperimentano la provvidenza di Dio che soccorre, conforta, incoraggia. Cresce poi la consapevolezza di dover annunciare e far conoscere la Parola di vita. Non si tratta di sfidare il pericolo; piuttosto è la percezione della necessità di diffondere la bella notizia del Vangelo, perché dalla sua accoglienza viene un modo nuovo di vivere, di stare al mondo, di relazionarsi con gli altri. Il Signore non smette di spalancare le porte delle carceri dove i cristiani sono prigionieri, rivelando ancora la sua potenza contro il male che intende arginare, bloccare, impedire la proclamazione della buona notizia. A noi è chiesto di avere occhi che vedano la fedele azione di Dio nella storia.
Preghiamo
Donaci, Signore Gesù,
la grazia di perseverare nel bene
e di non attardarci nella pigrizia,
in attesa del tuo ritorno glorioso
alla fine dei giorni.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]