At 21,40b-22,22; Sal 66 (67); Eb 7,17-26; Gv 16,12-22
Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Io risposi: «Chi sei, o Signore?». Mi disse: «Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti». (At 22,6-8)
Lo zelo per Dio, a cui Paolo era stato formato dentro il giudaismo, è la costante nella sua prodigiosa trasformazione da persecutore a missionario tra i pagani. È il Dio dei padri, infatti, a cui è fedele, che lo ha inaspettatamente predestinato all’incontro con il Risorto perché ne diventasse il testimone universale ed è il Signore che lo ha quasi forzato alla missione tra i pagani, dopo aver predetto il rifiuto dei giudei di Gerusalemme. Non siamo di fronte alla conversione di Paolo – in quanto egli credeva in Dio ed era zelante nell’obbedienza alla Legge – ma alla sua illuminazione. Egli conosce solo il Signore (cioè Yhwh, il Dio d’Israele) e sulla strada verso Damasco incontra Gesù, il Signore risorto che a lui si rivela. Quest’incontro muterà interamente l’esistenza di Paolo, al punto che l’apostolo, a partire da questo avvenimento, ripenserà tutto alla luce di quest’esperienza. Nessuno di noi ha visto Gesù, ma – come Paolo – noi possiamo averne un’esperienza interiore così importante da determinare l’intera esistenza.
Preghiamo
Signore Gesù,
il dono del tuo Spirito ci introduce nella verità della fede.
Effondi su di noi il Paraclito
che ci ricordi quanto hai compiuto
e ci faccia penetrare nel tesoro della tua Parola.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]