Solennità dell’Ascensione del Signore
At 1,6-13a; Sal 46 (47); Ef 4,7-13; Lc 24,36b-53
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». (At 1,9-11)
I discepoli che fissano il cielo sono invitati ad affrontare la storia nella consapevolezza che il Cristo risorto non sia scomparso ma regni in modo invisibile sui cuori degli uomini e nelle vicende del mondo. Sottratto allo sguardo, entrato nella sua condizione di gloria, egli non è più direttamente visibile ma si vedranno i segni della sua presenza. E il segno per eccellenza sarà questo: la testimonianza dei suoi apostoli, sostenuta dalla potenza dello Spirito Santo. Il mondo che ormai è posto sotto la sovranità del risorto sarà conquistato da lui attraverso l’irradiazione della Parola di Dio e l’opera di evangelizzazione dei testimoni. Che il Cristo risorto non si è allontanato dall’umanità, ma è come entrato in una dimensione nuova che gli permette di farsi presente e di operare in modo misterioso con la potenza del suo amore crocifisso, lo ricaviamo anche dalla dichiarazione finale di Gesù nel Vangelo di Matteo: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). In attesa del suo ritorno glorioso e trionfante, la sua azione vittorioso ha nel mondo la forma della testimonianza credente e della vita ecclesiale.
Preghiamo
Signore Gesù, salendo al Padre
tu hai introdotto l’umanità nel mistero di Dio.
Da allora un frammento della carne umana,
il tuo corpo, appartiene al mondo di Dio.
A quella meta siamo chiamati anche noi,
uomini e donne che credono.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]