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Familiarizzare con le nostre radici ebraiche

Ger 3,6a.5,1-9b; Sal 105 (106); Eb 2,8b-17; Mt 12,43-50

1 Dicembre 2018

 
«Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre». (Mt,49-50) 

I discepoli sono la nuova famiglia: l’intervento di Gesù ci presenta la rottura che il regno dei cieli produce nei confronti dei legami umani di parentela. La parentela che viene dal Padre è più importante di quella che deriva dai legami di sangue: la seconda è umana e temporale, l’altra è divina ed eterna.
L’immagine di questa nuova cerchia familiare è rafforzata dal fatto che Matteo designa Dio col nome di Padre. Chi fa la volontà del Padre come Gesù, diventa per lui fratello, sorella e madre. Questa comunione ha sopra di sé il Padre celeste e, in mezzo, Gesù come fratello di tutti.
Essere discepoli di Gesù è qualcosa di diverso dal possedere un certificato di battesimo. Il discepolo si mostra tale compiendo la volontà del Padre, così come Gesù l’ha annunciata e solo coloro che sono disposti a impegnarsi totalmente per accogliere e vivere la parola di Gesù appartengono alla fraternità ecclesiale che non è quindi frutto di un impegno moralistico o di uno spirito corporativo, ma trae origine e significato dalla fede in Cristo. Questo è possibile a tutti.

Preghiamo

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
(dal Sal 105)

[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]