At 1,1-8; Sal 88 (89); Col 4,10-16.18; Lc 10,1-9
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «[…] Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”». (Lc 10,1.3-5)
Oggi col gruppo giovani abbiamo riflettuto sul nostro essere missionari: noi abbiamo sempre accolto qui in Cambogia missionari e missionarie provenienti da altri Paesi, ma pensare di essere noi coinvolti nella missione della Chiesa, da veri protagonisti, ci lascia senza parole. Eppure nella logica del regno nessuno è solo destinatario di una bella notizia: siamo tutti invitati a rispondere, facendo la nostra parte. Possiamo partire da noi: raccontare i doni ricevuti, il nostro incontro con Gesù, le parole che più ci hanno cambiati. Questo per me è l’annuncio ed è alla portata di tutti. Nessuno deve imitare altri, ma ascoltandoci possiamo porci delle domande, le domande della vita e dell’amore. Ascoltandoci possiamo essere luce gli uni per gli altri per i tempi duri e bui. Sono felice di sentirmi parte di questo popolo che si chiama Chiesa.
(Lek, giovane cambogiana cristiana)
Preghiamo
O Divino Spirito,
sospingi il Popolo di Dio a
«non perdere la tensione per l’annunzio.
Poiché questo è il compito primo della Chiesa
che è inviata a tutti i popoli» (RMi 34).