GIOVEDì 5 MAGGIO
ASCENSIONE DEL SIGNORE – Solennità del Signore
At 1,6-13a / Sal 46 (47); Ef 4,7-13; Lc 24,36b-53
«Gesù aprì loro la mente per comprendere le Scritture». (Lc 24,45)
Gesù è uno che apre la mente alla comprensione. A volte si pensa all’esperienza religiosa come ad una chiusura della mente, come ad una rinuncia all’intelligenza o si pensa la fede come alternativa alla razionalità. Non è così. Gesù lascia come testamento, prima di ascendere al cielo per tornare al Padre, il compito della testimonianza del bene che lui ha compiuto e della misericordia che loro hanno ricevuto. E lascia come eredità il suo Spirito, che guida alla verità nella sua interezza, che dà consolazione, che sostiene nelle prove.
Il discepolo, allora, non vive l’ascensione al cielo di Gesù come una perdita ma come un compimento. Non solo: guarda a Gesù che se ne va benedicendo, “portato su, in cielo”, con la certezza che quella è la meta finale della sua vita. Lo sguardo del discepolo è rivolto verso l’alto e va lontano; non è, narcisisticamente, ripiegato su se stesso. Come la sua intelligenza: non è chiusa ma aperta, costantemente alla ricerca della verità, costantemente animata dal desiderio di condividere la bellezza del vangelo.
Preghiamo
Apri Signore la nostra mente
alla comprensione del tuo disegno d’amore.
Donaci il tuo Spirito
per essere ogni giorno
testimoni della tua verità.
[da: La Parola ogni giorno. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, Pasqua 2016, Centro Ambrosiano, Milano]