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Tenerezza e cura

14 Aprile 2016

 

GIOVEDì 14 APRILE
 

 

At 9,1-9 / Sal 26 (27); Gv 6,16-21

 

«Videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Sono io, non abbiate paura!”».  (Gv 6, 19b-20)

 

È capitato a tutti di vivere giorni o situazioni in cui il vento della vita soffi in direzione contraria. Andare avanti è dura e affannarsi non serve. Remiamo, lottiamo, ma ci sembra proprio di non avanzare. In quei momenti diventa forte il senso di impotenza, di solitudine, di fragilità. Gli obiettivi che ci siamo proposti, in ogni ambito della nostra esistenza, sembrano allontanarsi e noi ci sentiamo in balia delle burrasche.

Gesù, invece, è colui che cammina sul mare, cioè domina il caos, le avversità, il male e persino la morte. Le acque insidiose, infatti, nella sacra Scrittura, rimandano sempre al mistero del male nel quale si rischia di annegare. Gesù vince così la paura, perché riporta alla quiete l’affanno, pacifica le tensioni, riordina la vita confusa.

Perché questo avvenga, però, occorre fare spazio al Signore nella barca della vita. Occorre riservargli un posto accanto a noi nelle sfide quotidiane, soprattutto quando ci tocca navigare nella notte. Insieme a lui non si va alla deriva ed anche il porto più remoto si fa vicino, come un approdo sicuro.

 

 

Preghiamo

 

Grazie Signore Gesù,

perché non ci lasci soli nelle avversità della vita;

grazie perché vinci le nostre paure

e ci guidi verso una meta sicura.

 

 

[da: La Parola ogni giorno. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, Pasqua 2016, Centro Ambrosiano, Milano]