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Tenerezza e cura

15 Aprile 2016

 

VENERDì 15 APRILE

 

 

At 9,10-16 / Sal 31 (32); Gv 6,22-29

 

«Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare».   (Gv 6, 24-25a)

 

L’uomo è un cercatore di infinito. A volte cercatore di Dio. La folla del vangelo cerca Gesù e per questo si mette in viaggio finché non lo trova. Non bisogna mai assopire questo anelito di ricerca che va oltre noi stessi e non bisogna mai cessare di indagare le risposte sul senso della vita e sulle sue questioni fondamentali. Il desiderio di Dio non deve mai venire meno in noi.

Gesù, tuttavia, invita a purificare le ragioni della nostra ricerca, così come interroga la folla sul motivo che l’ha spinta ad andare da lui. Non può essere soltanto un interesse di comodo: la folla si era saziata dei pani e dei pesci e Gesù l’invita ad andare oltre, verso ciò che non si consuma.

Non possiamo sempre valutare tutto secondo il criterio del consumatore: saremmo limitati nelle nostre visioni e nelle nostre scelte. Dobbiamo cercare l’eternità e quella non si consuma. Dio non si sostituisce mai al nostro compito di essere uomini dentro le sfide del tempo: ci indica, tuttavia, l’orizzonte di ciò che vale per sempre.

 

 

Preghiamo

 

Ti rendiamo grazie, o Dio,

perché ti fai trovare dall’uomo che ti cerca

con cuore sincero.

Indicaci ciò che nella nostra vita

ci apre la strada verso la tua eternità.

 


[da: La Parola ogni giorno. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, Pasqua 2016, Centro Ambrosiano, Milano]