Ger 31,15-18.20; Sal 123 (124); Rm 8,14-21; Mt 2,13b-18
«Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo. Giuseppe si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto». (Mt 2,13c-14)
È nato da poco eppure Gesù da fastidio e fin da subito lo si vuole eliminare. Lo si vede come persona scomoda. Erode è l’immagine della nostra umanità. Essa ha paura di Dio e lo vede come un suo nemico. Non vuole però apparire senza Dio ed allora si costruisce una moltitudine di idoli. Apparentemente è con Dio ma realmente è senza Dio e contro Dio. L’arroganza e la prepotenza vuole porre fine alla vita del re di Israele appena nato e, per colpirlo, Erode fa uccidere tutti i bambini di Betlemme dai due anni in giù: per essere sicuro della sua impresa, ordina il massacro generale. Dio però veglia sulla vita di suo figlio. Ordina a Giuseppe di prendere il bambino e sua madre e di andare in Egitto. Dovrà rimanere fino a quando non riceverà l’ordine di ritornare. L’obbedienza dell’uomo è sempre necessaria a Dio nell’opera di salvezza dei suoi amici. Senza l’obbedienza Dio può fare ben poche cose. Per l’obbedienza di Giuseppe il Signore può realizzare la redenzione del mondo. I bambini di Betlemme uccisi con l’intento di colpire Gesù sono il primo sangue innocente versato per la causa della fede e della verità. Sono tutti veri martiri e la Chiesa li onora. Il loro è il primo sangue versato che si unisce al sangue di Cristo per lavare il mondo dal peccato, dall’incredulità, dall’idolatria, dall’empietà e dalla falsità.
Preghiamo
Quanto mi hanno perseguitato fin dalla giovinezza
– lo dica Israele -,
quanto mi hanno perseguitato fin dalla giovinezza,
ma su di me non hanno prevalso!
Il Signore è giusto: ha spezzato le funi dei malvagi.
(Sal 129)
[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]