Sir 50,1a-b; 44,16a-23c;45,3b.12a.7.15e-16c, Sal 88 (89); Ef 3,2-11; Gv 10,11-16
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore». (Gv 10,11)
Oggi siamo in festa per la solennità di S. Ambrogio, pastore della Chiesa di Milano. Ed è bello festeggiare sottolineando l’infinita tenerezza di Gesù che non finisce di stupirci per quanto ci ama. Tutti noi gli siamo cari: è lo stile del buon pastore che si prende cura delle proprie pecore. Sta sempre con le sue pecore e non le abbandona mai. Anche loro conoscono il padrone e, con lui, si sentono al sicuro. Devono ascoltare la sua voce e seguirlo senza abbandonare il gregge. Anche noi, se abbiamo scelto Gesù come pastore, dobbiamo ascoltarlo e seguirlo. Ma questo cosa significa? Vuol dire soltanto compiere la sua volontà? Non fare del male? Per essere gregge di Cristo non basta soltanto osservare i comandamenti ma bisogna fare il bene. Anche noi potremmo impegnarci ad essere attenti, prenderci cura di persone che hanno bisogno e che ogni giorno incontriamo sulle strade della vita.
Prendersi a cuore qualcuno, avere cura di qualcuno è davvero la grande vocazione che dovremmo avere tutti, se possediamo lo spirito di Gesù.
Preghiera
Signore, Tu che accogliesti sempre con amore i bambini, i poveri ed i sofferenti nel corpo e nello spirito, aiutaci ad imparare a poter offrire sempre un sorriso gioioso di speranza e di pace. Fa che possiamo essere di aiuto non solo con le nostre cure, ma anche con il cuore.
[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]