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Perdona, Signore, l’infedeltà del tuo popolo

1 Agosto 2013

1Re 11,41-12,2.20-25b; Sal 47; Lc 11,37-44

 

«Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: “Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro”». (Lc 11,37-41)

 

Colpisce l’assoluta libertà dalle rigide regole religiose e convenzioni sociali che fa dire a Gesù schiettamente la verità, nonostante gli obblighi dell’ospitalità consigliassero forse più prudenza. La libertà di Gesù non è quella del senso comune e superficiale dato oggi a questa parola: «Faccio quello che voglio», e non è neppure bizzarro anticonformismo.

Gesù è un uomo libero perché totalmente obbediente. Quale paradosso per la mentalità odierna! Egli non si lascia condizionare da niente e nessuno, se non dalla volontà del Padre e dall’amore per l’uomo; due precisi punti di riferimento che coincidono e orientano gesti, parole, scelte.

Gesù non fa quello che vuole, ma vuole quello che fa: liberamente e coscientemente vuole donare tutto se stesso, fino alla fine.

 

Preghiamo col Salmo

 

Come avevamo udito, così abbiamo visto.

Gioisca il monte Sion,

esultino i villaggi di Giuda

a causa dei tuoi giudizi.