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Il Signore è il mio pastore

16 Maggio 2013

 

Ct 6,1-2;8,13; Sal 44(45);Rm 5,1-5; Gv 15,18-21

 

“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.”             (Gv 15,18)

 

Il giardino dell’amato richiama il primo giardino. Lì Adamo si nascose per paura, udendo i passi del Signore (Gen 3,8); qui l’amata desidera udire la voce dell’amato. Lo stesso bisogno ci guidi nell’ascolto della Scrittura. L a Chiesa, la Sposa non vive nella paura ma nella Grazia, che è la condizione di chi riceve lo sguardo compiaciuto di Dio e la sua tenerezza. Questa condizione non è misurabile col termometro dei sentimenti, ma è un dato di fede: credere all’amore di Dio viene prima ed è più importante che “sentirlo”. Sentire non è un criterio, ma un dono non manipolabile. Siamo chiamati a credere che quello stesso Spirito che “corre” tra Padre e Figlio, ci è stato mandato per portare a compimento la storia della nostra salvezza. Lo Spirito, che attendiamo liturgicamente, è la persona che ci conferma e ci conforma a Cristo, plasmandoci a sua somiglianza.”Come in cielo così in terra”: questa è la sua opera. Il mondo può odiarci ma non può separarci dall’amore di Cristo (Rm 8,35). Lo Spirito del Figlio è in noi? Allora nessuno può strapparci dalle mani del Padre (Gv 10,29).

 

Preghiamo

 

Come è tenero un padre verso i figli,

così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,

perché egli sa bene di che siamo plasmati,

ricorda che noi siamo polvere.        

     (dal salmo 102,13)