Dn 2,26-35; Sl 97 (98); Fil 1,1-11; Lc 2,28b-32
«Perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». (Lc 2,30-32)
Simeone prende tra le sue braccia Gesù, il figlio di Dio, e si sente totalmente appagato nelle sue più intime e profonde attese al punto di chiedere solo il riposo eterno nella pace dei giusti: “ora i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. Più avanti si legge nel vangelo di Luca che Simeone, illuminato dallo Spirito, profetizza a Maria il “futuro” del bambino: “Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele” (Lc 2,34). Simeone è il simbolo dell’ansia profonda di ogni uomo, perché la vita è un cammino molto spesso tortuoso: i nostri desideri rimangono insoddisfatti, ci sembra di vivere sempre in attesa. È un’attesa di salvezza, di luce, di qualche senso importante che sbrogli la matassa delle nostre inquietudini. A Simeone bastano pochi minuti per rendersi conto che l’atteso è tra le sue braccia. Anche a noi potrebbero bastare pochi minuti per dare senso e luce a una vita di sofferenze. L’importante è avere il nostro cuore sempre aperto per accogliere l’atteso.
Preghiamo
Signore, apri gli occhi del mio cuore. Fa’ che ti riconosca come il Salvatore e che ti possa accogliere tra le mie braccia.
[da LA PAROLA OGNI GIORNO – “ALLA SCUOLA DEL FIGLIO” , Avvento e Natale 2017, Centro Ambrosiano]