S. Carlo Borromeo, vescovo
1Gv 3,13-16; Sal 22; Ef 4,1b-7.11-13; Gv 10, 11-15
Gesù è il vero pastore, che pasce le pecore non per interesse, ma per amore. Egli dà la sua vita per il gregge e non per costrizione, ma per libera donazione di sè e nell’adempimento della volontà del Padre. (Gv 10)
La memoria di s. Carlo richiama nella Chiesa in Milano l’immagine del pastore vigilante, del vescovo generoso, del provvido riformatore. Egli ha rinnovato la sua chiesa consumando le proprie energie e sacrificandosi per lei.Testimone della presenza amorevole di Dio. Gesù, nella parabola di oggi, ci lascia abbastanza disorientati perchè riconosce che: “I figli di questo mondo, infatti, sono verso i loro pari più scaltri dei figli della luce”. Egli quindi non loda l’amministratore per la sua disonestà, ma per la scaltrezza con cui ha saputo trovare, in una situazione difficile, una soluzione che gli permettesse di continuare la sua vita comoda, egoistica. I figli della luce, noi, siamo altrettanto inventivi nel lavorare per il servizio di Dio? Non troviamo difficoltà per un progetto nostro, e se difficoltà ci sono riusciamo sempre a superarle, perché vi troviamo soddisfazione; quando si tratta di Dio e degli altri ogni difficoltà ci sembra subito insormontabile, ce ne lamentiamo, magari ci sentiamo perseguitati e ci blocchiamo: “Non è proprio possibile… con questa gente! nella società di oggi!…”. E così via. I santi non agiscono così: le difficoltà li spronano a trovare soluzioni, e le trovano, perché il loro unico interesse è il regno di Dio e il loro amore è disinteressato, generoso, inventivo. “Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo”.
Preghiamo col Salmo
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male,
perchè tu sei con me, Signore.