Os 6,4-6; Sal 111 (112); Rm 13,9b-14; Mt 12,1-8
Qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità. (Rm 13,9b-10)
«La pienezza della Legge è la carità», scrive Paolo ai romani. Ecco sintetizzato quello che il Discorso della Montagna ci ha presentato come compimento e superamento della Legge e dei Profeti. Superamento non nel senso dell’andare oltre, ma del condurre a pienezza, andando all’essenziale e consentendo ai precetti delle Scritture di giungere al loro scopo: insegnarci ad amare Dio e gli altri così come siamo stati amati. Gettare via le opere delle tenebre e indossare le armi della luce significa, in fondo, vivere nella logica del comandamento nuovo: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Legge e Profeti, infatti, prima che precetto, sono rivelazione: rivelano il mistero di Dio e del suo amore. Rivelano il suo volere, oggi ricordatoci sia da Osea sia da Matteo: «Misericordia io voglio e non sacrifici»!
Preghiamo
Padre Santo,
tu vuoi la misericordia
perché tu sei misericordia.
Ci vuoi somiglianti a te.
Lo Spirito del tuo amore
venga in noi e ci trasformi!
[«Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?» Lc 12,57 – LO SPIRITO, MAESTRO INTERIORE –
Quaresima e Pasqua 2018 -Centro Ambrosiano]