Ger 3,6a;5,15-19; Sal 101 (102); Zc 3,6.8-10; Mt 13,53-58
«In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – ogni uomo inviterà il suo vicino sotto la sua vite e sotto il suo fico».
(Zc 3,10)
L’invito di Zaccaria è quello di dare al quotidiano un volto di umanità attraverso gesti semplici di accoglienza e di prossimità: un saluto, uno scambio di parole, una telefonata, l’ascolto, un caffè insieme, una visita ad un malato o ad un amico.
Fare il primo passo, prendere per primi l’iniziativa e non attendere o delegare ad altri quel gesto, quella parola, quell’interessamento. Sono semi e segni di nuova umanità l’incontro di famiglie e volontari in alcune occasioni di festa. Intere famiglie e tanti bambini che si ritrovano insieme attorno ad una tavola per condividere una festa, ma anche la vita di tutti i giorni con i suoi travagli, le sue gioie, le sue attese e speranze.
È un modo di stare insieme alla pari e che unisce: donne, uomini, bambini, di nazionalità e culture diverse che abitano la città, percorrono le stesse vie, vivono i problemi comuni a tutti. Chi vive in modo isolato e poche relazioni extra familiari, difficilmente è capace di vivere insieme!
È una grande festa di volti e di nomi non più anonimi, ma amici.
Preghiamo
I miei giorni declinano come ombra
e io come erba inaridisco.
Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo di generazione in generazione.
(dal Sal 101)