1Tm 1,1-11; Sal 93; Lc 20,45-47
“Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere a Èfeso perché tu ordinassi a taluni di non insegnare dottrine diverse e di non aderire a favole e a genealogie interminabili, le quali sono più adatte a vane discussioni che non al disegno di Dio, che si attua nella fede. Lo scopo del comando è però la carità, che nasce da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera”. (Fm 1)
Discussioni, polemiche, contraddittori, hanno sempre messo in difficoltà i discepoli e quanti si accostavano alla parola di Gesù. In ogni tempo c’è sempre chi pretende e presume di poter dettare leggi diverse da quelle che la carità e la giustrizia imporrebbero.
L’apostolo Paolo incoraggia Timoteo a chiarire le situazioni e a contrastare chi parla a sproposito, non per avere l’ultima parola, ma per rispondere a verità e carità. La legge è buona – dice Paolo – purchè se ne faccia un uso buono, consapevoli che le leggi vengono formulate per impedire azioni inique e percorsi perversi.
Anche Gesù ha parole dure contro gli scribi che si avvalgono del loro ruolo di maestri della legge, per consolidare privilegi e avvantaggiarsene, invece di porsi al servizio della verità.
Preghiamo col Salmo
Quando dicevo: «Il mio piede vacilla»,
la tua fedeltà, Signore, mi ha sostenuto.
Si avventano contro la vita del giusto
e condannano il sangue innocente.
Ma il Signore è il mio baluardo,
roccia del mio rifugio è il mio Dio.