Os 6,4-6; Sal 111; Rm 13,9b-14; Mt 12,1-8
I suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. “Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato”. Gesù rispose loro: “Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa.” (Mt 12,1b-2.7).
L’episodio narrato oggi ci dà un altro grande insegnamento. Gesù è il Signore del tempo e della storia. È il Signore che insegna e con autorità può chiedere misericordia e non sacrificio. Già aveva proclamato beati i misericordiosi e ora insiste affermando che essa è da preferire ai sacrifici. Aver misericordia, in altre parole è avere un cuore misero, povero, perciò capace di accogliere con benevolenza e disponibilità, senza giudicare e condannare. Un cuore così però si ottiene vincendo la nostra innata superbia e arroganza, si ottiene a prezzo di sacrificio, o meglio, col sacrificio del nostro egoismo. Questo sì, sacrificio gradito a Dio.
Preghiamo
Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
Salmo 50(51)
[La Parola ogni giorno – "Questo è il mio corpo, che è dato per voi". Pane di vita per le genti – Quaresima 2012 – Centro Ambrosiano]